SCUOLA CREATIVA . sito dedicato a Gianfranco Zavalloni, intuizioni ... il suo cammino... per chi vuole proseguire
Brasile Romagna

Brasile Romagna

BRASILE

“Dal 1 settembre 2008 al 2 agosto 2011 ho visssuto a Belo Horizonte, nello stato brasiliano di Minas Gerais.
Qui di seguito trovate riflessioni e collegamenti a siti con foto e video… su questa mia esperienza.”

LETTERA APERTA AI COLLEGHI
(con cui ho salutato il Collegio Docenti di Sogliano al Rubicone)

Cari colleghi
della scuola materna, elementare e medie, quello che il 31 agosto si concluderà per me è il 28° anno di servizio. Ho trascorso con Voi 15 di questi anni, poco più della metà. Considerando il mio impegno educativo nello scoutismo è questo per me il 32° anno di lavoro con il mondo dell’infanzia, dell’adolescenza e della giovinezza. Tutto quello che ho imparato lo devo ai bambini e alle bambine, ai colleghi e a tutti coloro con cui ho lavorato insieme.

Le teorie pedagogiche lette sui libri le ho sempre verificate sul campo, alla luce della pratica scientifica per eccellenza che è il “per prova ed errore”.
Devo molte esperienze anche all’intuito o meglio all’istinto, pratica tipicamente femminile, che ho appreso nei lunghi anni di convivenza con le colleghe della scuola materna.
Pur cercando fedeltà nelle radici e nelle tradizioni ho sempre rifuggito il “si è sempre fatto così!”, consapevole che la flessibilità e l’originalità di ognuno di noi richiede anche che si “possa creare un precedente”.
Quando mi sono accorto di sbagliare o qualcuno me lo ha fatto notare sono “tornato indietro” e non mi sono vergognato di ammettere davanti agli altri l’errore…… sull’onda della importante riflessione di Giovanni XXIII che nella Pacem in Terris distingue nettamente l’errore dall’errante.
E ho voluto questo anche per i ragazzi, per i più difficili, per coloro che non sapevano stare alle regole.
Mi considero un direttore didattico/preside/dirigente scolastico contadino.
Tutti coloro che scelgono di lavorare nella scuola dovrebbero avere a mio parere uno spirito contadino.
Il contadino non fa un lavoro ti tipo teorico, per produrre il nostro cibo quotidiano si “sporca le mani”.
Fa cioè un lavoro pratico. Prepara il terreno, usa attrezzi semplici ma efficaci, sa che da solo non può fare nulla se non ci sarà il calore del sole e la fertile presenza dell’acqua. Semina semi che fra di loro sono tutti diversi. Ogni seme scende con una radichetta sul terreno e con un germoglio si eleva verso il cielo.
Sognare con le radici.
Quasi tutte le piante quando partono hanno la dimensione di pochi millimetri per poi estendersi e divenire foglie, rami, fiori, arbusti e alberi… e dare infine frutti. Ci sono piante che fanno tutto questo con una linearità esemplare.
Ci sono piante che restano ferme per anni e sembrano bloccate, morte…poi improvvisamente sprigionano tutta la loro energia. Le piante ammalate non si devono abbattere, vanno curate e daranno così anche loro i frutti.
Ci sono piante che in qualche anno “non legano” (legare è il termine usato dai contadini per esprimere che il fiore darà frutto, ma è lo stesso termine che usa la volpe del Piccolo Principe per esprimere il rapporto educativo e di amicizia) e che l’anno dopo danno frutti in abbondanza. In campagna esiste la biodiversità: non è così forse anche nelle nostre scuole. Avete mai trovato un bambino identico ad un altro?
Chi di voi ha figli nati dall’amore col vostro partner, sa come anche due fratelli, anche se gemelli, hanno temperamenti e caratteri diversi. Per questo sono sempre stato contro le teorie valutative certe e oggettive. Dice Don Milani: come è possibile fare parti uguali fra diseguali.
E lo stesso criterio l’ho usato con Voi: ho chiesto e forse preteso di più da chi intuivo avesse ricevuto di più e avesse più talenti non tanto da spendere o da vantare, ma da “mettere a servizio degli altri”. Sempre il Priore di Barbiana ci ricordava che l’unica soluzione per gli svogliati è quella di dare loro uno scopo. Per noi adulti qual è lo scopo della scuola, del nostro lavoro di insegnanti? Fare con i nostri fratelli più piccoli un tratto di strada insieme, consapevoli che in alcuni sentieri noi siamo già passati e che quindi potremo fare incontri significativi.
E per tornare alla metafora del contadino vorrei qui pesantemente contestare la teoria tipicamente industriale della parcellizzazione del nostro lavoro in ore. Come contesto la fredda divisione in discipline, ma ricerco una globalità delle conoscenze (pensiamo all’idea di Università che invece di unire spezzetta il sapere in particelle minime) così contesto l’idea che il nostro lavoro debba configurarsi in 18-24-25 ore settimanali più le ore aggiuntive di insegnamento o funzionali all’insegnamento. E contesto l’idea che qualcuno possa per questo percepire più o meno retribuzione. Come ho detto in un recente incontro con i sindacati, come DS io devo auspicare che tutti i miei insegnanti siano “eccellenti” e che quindi diano il massimo…altrimenti ci avvieremo verso una suddivisione fra docenti di serie A e di serie B. E questo sarà devastante nei confronti della scuola, delle famiglie e dei ragazzi.
Questo non significa che fra di noi ci siano competenze, capacità e attitudini ed esperienze diverse. Io non sono più quel maestro che prese servizio a Gambettola il 9 settembre del 1980. Ecco allora il senso del lavorare insieme, del progettare e del confrontarsi insieme. Ho espresso la maggior parte delle mie convinzioni nel libro LA PEDAGOGIA DELLA LUMACA di cui faccio dono ad ogni plesso.
Quando nel 1984 sono approdato a Sogliano, in maniera forse spudorata chiesi ad Direttore Pandolfini di poter andare a Managua, in Nicaragua, ritardando così la presa di servizio. Gastone capì la mia passione e mi lasciò andare.
Così ho sempre fatto con Voi, incentivando ognuno di Voi a tirar fuori il meglio, le passioni, i Vostri interessi, le Vostre competenze.
Devo dirVi grazie di cuore per questo Vostro impegno.
Vi ringrazio personalmente anche se a volte il continuo cambiamento mi ha impedito di conoscerVi tutti e frequentarVi uno per uno.
Oggi ho saputo di essere stato assegnato al ruolo di dirigente scolastico presso il consolato di Belo Horizonte, in Brasile, località in cui dovrò trovarmi a settembre.
Il mio vecchio amore per l’America Latina è improvvisamente rispuntato.
Ho deciso di accettare, consapevole che “se il seme non muore non da i suoi frutti” e che il nostro lavoro è stato un umile seminare. E così, forse, altri potranno raccogliere i frutti.
Scusatemi se in questi anni mi sono soffermato di più sulle riflessioni pedagogiche e didattiche dedicando meno impegno alle questioni burocratiche e amministrative. È il mio limite.
Buon lavoro.
Grazie

Gianfranco Zavalloni 25 giugno 2008

La lettera ai ragazzi di Roncofreddo per il giornalino della scuola

Scuola italiana e scuola brasiliana

UNA SCUOLA A DUE VELOCITÀ
Mi scrive una mamma di Bologna:
Le mie figlie frequentano classi di tempo pieno.
Le classi di tempo pieno – in particolare ho presente la situazione delle classi terze – sono fortemente penalizzate rispetto le classi a modulo.
La scelta del modulo è possibile tendenzialmente per le famiglie locali e sufficientemente agiate, per cui si sono create due belle classi di bimbi “vip”.
Le maestre locali, con contratto stabile e grande esperienza, scelgono e ottengono di stare nelle classi a modulo.
A queste classi sono concessi anche i locali più ampi nonostante gli alunni siano nell’una 21 e nell’altra 22.
Nella classe di mia figlia i bambini sono 23, di cui 8 stranieri; nelle altre classi di tempo pieno la situazione è analoga alla classe di mia figlia.

L’inserimento di bambini nel corso degli anni (a inizio e nel corso dell’anno scolastico), di solito stranieri o comunque provenienti da ceti popolari, non tocca mai le classi a modulo, “perché i genitori richiedono il tempo pieno” (nonostante la scuola Gelmini garantisca solo il tempo ridotto).
Ciliegina sulla torta: la nostra seconda maestra “precaria” è abilitata in inglese, e c’è un forte rischio che nella nostra classe si produca uno spezzatino di ore di maestre di altre classi che utilizzano la nostra maestra per un’ora di inglese ognuna. Si delinea sempre di più una scuola che presenta al suo interno classi a due velocità….
Andando avanti di questo passo il rischio è sempre più quello di creare scuole discriminanti, scuole in evidente contrasto con i principi costituzionali. In Brasile, dove vivo da un anno, tutto questo si è accentuato da un sistema, mutuato dagli U.S.A, che distingue nettamente fra scuola pubblica e scuola privata.

QUANDO LA SCUOLA ACCENTUA LE DIFFERENZE SOCIALI
Un’educazione limitata significa non solo riduzione delle potenzialità personali, ma anche minori probabilità di sviluppo per una società che, nella ricerca e nell’istruzione, pone le speranze di migliorare il sistema sanitario, le infrastrutture e la produttività.
Lo sostiene Silvia Alberti (casco bianco per ProgettoMondo Mlal di Recife (www.casamelotto.org.br) che così racconta del Brasile.
L’analfabetismo riguarda ancora il 16,7% della popolazione.
Vi sono grandi disparità tra le regioni e fra i vari gruppi etnici. Molti bambini iscritti, inoltre, ripetono l’anno o abbandonano gli studi.
L’incapacità del sistema scolastico di assicurare la scolarizzazione universale e la sua grande dispersione sono da imputare soprattutto a motivi di carattere socio-economico e alle difficoltà della scuola di rispondere alle esigenze dei gruppi più sfavoriti. Il sistema scolastico brasiliano è fondato sulla gestione privata delle scuole che, con le loro rette costosissime, per i più poveri rappresentano un sogno proibito. Una realtà che colpisce più direttamente la scuola dell’obbligo ma che si riflette anche nell’ambito degli studi superiori e accademici. Le università, infatti, sono per lo più private e hanno rette astronomiche. Ve ne sono anche di federali e gratuite, ma il loro numero è ridotto e l’accesso è condizionato dal superamento di un difficile esame di selezione che è un vero è proprio incubo per gli studenti. Inoltre la preparazione a questa severa prova, chiamata “vestibular”, avviene attraverso dei corsi privati, ugualmente molto costosi, che le fasce più povere non sono assolutamente in condizione di poter pagare. In alcune città la scuola pubblica non è in grado di offrire strutture e aule scolastiche a molte comunità.
Riflettiamo. Riflettiamo bene prima di addentrarci verso il sistema scolastico nord-americano basato su un modello di scuole a doppia velocità.
Una buona democrazia passa anche attraverso una buona scuola pubblica, aperta a tutti.

LINKS BRASILE ROMAGNA

Una riflessione su educare alla intercultura
Burattini senza frontiere a Belo Horizonte
L’esperienza emigrante del nonno marchigiano di Catin Nardi, il marionettista di Mariana.
Un brasiliano in Romagna
Orti di pace dal Brasile in Italia e ritorno
Intervista ad Anita Uxa
Video-Lettera ai ragazzi che hanno letto “Piccoli gesti di ecologia”
Video-Intervento sulla esperienza degli Orti di Pace