Michele Massarelli, un maestro…



Ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare Massarelli e voglio ricordarlo per alcuni fatti e atteggiamenti, per i quali posso (e possiamo!) dire di avere in Michele un maestro.


La memoria, le date. Michele era una persona che difficilmente dimenticava le date importanti e significative. Spesso era protagonista di anniversari, di date importanti, significativamente legate a persone. Erano spesso persone, famose o sconosciute, che la storia dei grandi aveva sconfitto. Michele era esperto nel “commemorare” (far memoria insieme), mai banale, capace di mettersi dentro le situazione e “ricordare”, cioè riportare al cuore. Il suo grande rispetto per chiunque (e sullo stile di Gandhi anche per coloro contro i quali si esprimeva) lo rendeva capace di essere con grande dignità in qualsiasi situazione. Voglio ricordarlo il 13 di giugno del 2001, alla Acquarola, durante la messa alla Cappella di Sant’Antonio da Padova. Ad un certo punto della cerimonia Don Giorgio chiede a Michele di parlare. Lui, laico, interviene durante una cerimonia religiosa e solennemente esprime il suo grande spirito comunitario. Quello spirito che lo fa sentire di appartenere anche a quella comunità insieme alla quale (come ha fatto negli anni in tanti luoghi) aveva ricostruito il tempietto.

E a proposito di date vorrei ricordare a tutti che Michele ci ha lasciato in un giorno-ricorrenza (purtroppo!) triste della storia laica e religiosa italiana. L’11 febbraio è infatti l’anniversario del concordato del ‘29 e dell’84. Penso a questa data... come ad un invito di Michele ad una vera laicità della Repubblica Italiana e ad un bisogno, per chi è credente, di ritrovare una fede ancorata non nel potere, ma nella dignitosa povertà.


Bandiera bianca. Michele amava Sorrivoli...e lo pensava come un luogo “simbolo di pace”. Per questo, ripetutamente, in maniera originale, pensava alla torre del castello, come punto in cui issare la bandiera simbolo della pace. Una bandiera bianca. Lui che aveva fondato la Lega Disarmo Unilaterale, che per primo, a Cesena, aveva promosso il Servizio Civile degli Obiettori di Coscienza e l’Obiezione Fiscale alle Spese Militari, pensava alla pace con un simbolo anticonformista: la bandiera bianca che viene issata in segno di resa, per far terminare la battaglia. Il simbolo dei deboli, dei perdenti. Potremmo ricordarlo issando davvero quella bandiera.


Il potere. Michele e il potere è come dire “il bambino e il rè”. Quel bambino che ad un certo punto contro il tacito consenso ha il coraggio di dire che il rè è nudo. Michele aveva il coraggio di indignarsi. Abbiamo parlato di questo le ultime volte che ci siamo incontrati. Di fronte a fatti che suscitavano indignazione Michele metteva mano alla sua macchina da scrivere... ed esprimeva per iscritto (e lo ha sempre fatto anche a voce!) la sua parola di dissenso, la sua obiezione. La fermezza della coscienza... prima di tutto. Come Aldo Capitini, come Don Milani. Era il suo modo di esprimere l’obbligo morale e civile di indignarsi di fronte ai più o meno evidenti abusi, alle ingiustizie perpetrate nei confronti dei uomini e dei luoghi; per i quale usava spesso il termine “terricidio”. Per questa sua franchezza era temuto dai politici locali, che di lui in fondo avevano paura. L’ho avrei voluto sindaco di Cesena. Lui sorrideva, ironizzava, sapeva nel suo intimo che la grandezza morale e la sua grande idealità lo poneva al di fuori da ogni confronto con gli “amministratori pubblici manager”, come tanto va di moda oggi.

Chiunque - con cariche politiche importanti - prenderà la parola per ricordare Michele, nelle prossime settimane dovrebbe, a mio parere, iniziare con un piccolo ma significativo gesto: chiedere scusa. Chiedere scusa a Michele per averlo così poco ascoltato, per averlo in un certo senso tante volte snobbato, per non avergli affidato il ruolo che dignitosamente meritava.

E’ vero di ogni uomo e di ogni donna ma di Michele in particolare: “una settimana fa s’è bruciata una biblioteca vivente!”.


16 febbraio 2002


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