un maestro burattinaio

I burattini e la scuola di Sorrivoli. Sono arrivato nella scuola materna di Sorrivoli nel 1984 e avevo già fatto esperienza con i burattini. Ho iniziato nei primi tempi a costruirmi tutta una serie di burattini di gommapiuma e cartapesta, realizzati con il riutilizzo di materiali. Ancora oggi uso questi burattini con i bambini quando, come direttore didattico, vado in visita nelle scuole. Devo premettere che ho sempre creduto molto al discorso delle fiabe ed in particolare alle fiabe tradizionali, dove trovo molto significativa l’interpretazione di Bruno Bettelheim. Le fiabe tradizionali, secondo me, sono strumento per la risoluzione dei conflitti interiori del bambino. Ho iniziato, quindi, la mia esperienza didattica e teatrale raccontando attraverso i burattini le fiabe della tradizione. Non ho portato il burattino tradizionale, che pure fa rivivere conflitti, ma ho presentato il burattino delle fiabe, quindi “Cappuccetto Rosso”, “Hansel e Gretel”, “Biancaneve e i sette nani”. I burattini, infatti, hanno la capacità di esteriorizzare tutta una serie di conflitti interiori, di renderli ancora più evidenti così da facilitarne il superamento. Vorrei ora precisare cosa intendo con il termine di burattino tradizionale. In italiano esistono maniere diverse per definire i burattini.
Come si definiscono. Si chiamano marionette quelle mosse e animate coi fili dall’alto, si dicono fantocci o pupazzi quelli che s’infilano da sotto o che vengono tenuti e manovrati da delle stecche. Si dice burattino il pupazzo a guanto, che viene animato dalle mani infilate nel cosiddetto “buratto”. Poi ci sono le ombre. Nell’accezione di burattino, io intendo tutte queste realtà. Infatti, secondo il mio punto di vista, burattino è in italiano l’elemento che unisce tutte queste realtà, anche se “burattino” è quello mosso a guanto. Per questo motivo i bambini della scuola materna di Sorrivoli chiamano burattini praticamente tutti i personaggi animati. Nell’ultimo periodo della mia esperienza di maestro di scuola materna ho utilizzato molto i burattini a vista. Quando ero solo in sezione, senza la compresenza della collega, facevo i burattini su di un tavolo con pupazzetti di cartoncino o di compensato che muovevo a vista. I bambini chiamano anche questi burattini. Per il bambino, burattino è un termine “onnicomprensivo”.
I burattini a scuola: angoli, spazi e momenti specifici. Dopo diversi anni di esperienza, abbiamo realizzato un vero contenitore, si potrebbe dire un armadio, dove vengono riposti tutti i burattini. I burattini sono di diverso tipo. Analizzando i burattini della tradizione, abbiamo dei personaggi che possono intervenire in più storie (il carabiniere, la morte, il giudice, Fagiolino, Sandrone ...). Nelle fiabe tradizionali, invece, ogni storia deve avere la sua compagine di burattini. Il lupo di “Cappuccetto Rosso” non può essere quello della storia dei “Tre porcellini” o di “Zio Lupo”. Usando lo stesso lupo-burattino, i bambini finiscono per confondere gli eventi delle diverse fiabe. In realtà, ogni fiaba presenta un’immagine particolare di lupo: in “Cappuccetto Rosso” abbiamo un lupo cattivo, in “Zio Lupo”, invece, un lupo buono, che alla fine è quasi un eroe. Per questo, abbiamo caratterizzato i burattini di fiabe differenti in modi diversi, creando per ogni fiaba un gruppo particolare di pupazzi. Per quanto riguarda la realizzazione delle attività con i burattini occorre precisare che la risposta è molto variegata. A Sorrivoli e successivamente a Saiano, abbiamo ricavato la baracca da una sorta di corridoio e poi da una piccola stanza. Quelli erano gli spazi dove generalmente noi insegnanti facevamo spettacolo. I bambini, invece, vivono i loro spettacoli anche in altre situazioni non specificatamente da teatro (ad esempio sul tavolino) ed in forma ludica. Parlando poi dei momenti e dei tempi per la realizzazione delle attività con i burattini, abbiamo visto, durante l’anno scolastico, che i burattini servono moltissimo all’inizio della mattinata come introduzione alle attività di sezione. È una di quelle cose che riesce a creare unione fra i bambini e ad attirare la loro attenzione verso un determinato argomento. In altre circostanze, come in occasione di feste importanti (ad esempio per quella locale dell’11 novembre, festa di San Martino), lo spettacolo dei burattini realizzato da noi adulti ben s’inserisce nel clima festoso di tali ricorrenze. In realtà, non abbiamo mai voluto marcare un momento specifico per fare teatro dei burattini. Cerchiamo al contrario di cogliere le occasioni più opportune e di rispondere alle richieste dei bambini.
Il teatro dei burattini come momento ludico e spettacolo teatrale. È importante sottolineare che i bambini non devono essere forzati a realizzare uno spettacolo con una precisa storia da riprodurre fedelmente in tutti i suoi passaggi. Generalmente i bambini di tre, quattro anni amano giocare con i burattini; le vicende da loro rappresentate sono pertanto brevi e molto semplici. Solo i più grandicelli talvolta eseguono tutta la storia, ma solamente quando l’hanno vista varie volte, portata in scena da noi adulti. Il burattino, quindi, diventa per il bambino essenzialmente uno strumento per i suoi giochi di rappresentazione simbolica, del “far finta di…”. Se vogliamo, mentre nella situazione teatrale di gioco drammatico il bambino è un elemento di questa rappresentazione imitativa di vicende a lui familiari, nel burattino si attiva un aspetto in più, ossia la possibilità di poter facilmente esteriorizzare eventuali conflitti interiori. Il burattino, infatti, proprio perché è un personaggio “vivo” crea la situazione in cui il bambino può esprimersi interamente attraverso di lui. Inoltre generalmente, oltre a giocare con i burattini, i bambini li vogliono anche costruire. Ritengo, allora, che i burattini debbano essere realizzati con cura, con materiali resistenti e caratterizzati in modo evidente secondo le loro peculiarità. Con i bambini più grandi la fase della costruzione è molto importante. Di certo per i bambini di scuola materna è indispensabile l’intervento e l’appoggio continuo dell’adulto. La struttura finale del burattino implica una manipolazione tale che il sostegno dell’insegnante è inevitabile; si dice allora “facciamo insieme burattini!”. Anche nella fase della costruzione, come in quella dell’animazione, vengono rispettate e stimolate le capacità reali di questa età. Ricordo, ad esempio, un bambino dotato di una spiccata teatralità e di una enorme passione per i burattini. Si distinse talmente per questa sua predisposizione naturale che ricevette da noi adulti la tessera di “apprendista burattinaio”.
Le risposte psicologiche dei bambini di fronte al teatro dei burattini. Ho sempre usato, senza alcuna remora, anche personaggi spaventosi. Non amo le storie sdolcinate, preferisco mettere in scena quelle con situazioni conflittuali e con personaggi marcatamente cattivi: “Cappuccetto Rosso”, “Biancaneve”, “Pollicino”. La prima reazione emotiva, nei bambini con alcune difficoltà, è quella di una grande paura. È importante che, in questi primi approcci al teatro dei burattini, sia presente anche un altro adulto o bimbi più grandi, capaci di tranquillizzare quelli più piccoli. Si distingue molto chiaramente la fase di “affronto del conflitto”: prima la paura, poi il pianto, infine la risoluzione finale collegata all’esito della storia stessa che vede il cattivo soccombere, avere la peggio per la vittoria dell’eroe. Anche il corpo dei bambini è coinvolto dalle reazioni emotive: inizialmente prevalgono le espressioni di paura e di tensione; alla fine, con la sconfitta del cattivo, si osservano quelle di una raggiunta tranquillità e di una evidente contentezza. Posso descrivere un caso significativo. Susy, una bambina particolarmente serena, manifestò tardivamente la crisi d’inserimento, e, mentre i primi giorni assisteva agli spettacoli dei burattini tranquillamente, in seguito arrivò persino a rifiutarli. Decisi, allora, di permettere a Susy di assistere agli spettacoli in una forma molto velata, lasciandola “impegnata” nelle sue attività. In questo modo, aveva la possibilità di vivere il proprio conflitto in modo meno evidente, in una sorta di distacco dallo spettacolo, che lei poteva vedere anche se “occupata” dal suo disegno. Successivamente, Susy, ha superato il suo disagio emotivo ed è tornata agli spettacoli dei burattini. A commento di questo episodio, posso affermare che il burattino fa emergere i conflitti interiori. In realtà Susy riversava sul burattino del lupo la sua paura di essere abbandonata dalla madre. Non era il lupo a spaventarla, ma il timore di essere separata dalla figura materna. Pian piano, però, Susy ha potuto scaricare tali tensioni ed è riuscita a controllarle e a superarle. Di esperienze simili ce ne sono tante. Terzo, un bambino di tre anni, manifestava un’evidente paura verso il lupo di Cappuccetto Rosso. Noi adulti, però, eravamo al corrente di una sua precisa difficoltà ad accettare la futura nascita del fratellino. Il lupo, quindi, risvegliava in lui tali sentimenti. Alla fine Terzo ha superato questo conflitto attraverso la costruzione di un suo burattino, si è reso, cioè, protagonista di una creazione, di una nascita. Anche Giovanni risultava un bambino in difficoltà. Un familiare profondamente malato, gli aveva limitato notevolmente i contatti fisici (baci, abbracci…). Così emotivamente bloccato, Giovanni riuscì ad esprimere la sua affettuosità solo attraverso una lupa, di lui innamorata. L’abbiamo visto, pertanto, modificarsi radicalmente, aprirsi agli altri mediante l’attaccamento a questo burattino. Il burattino, infatti, è per me un “oggetto transizionale” con la possibilità di essere animato, capace di mediare la comunicazione con i bambini. Inoltre il teatro dei burattini ha la peculiarità di favorire anche la socializzazione. Durante i miei spettacoli osservo sempre l’attenzione dei bambini più grandi verso quelli più piccoli al fine di tranquillizzarli. Assisto anche all’atteggiamento di solidarietà che s’instaura fra il gruppo-spettatore, che prende posizione contro il personaggio cattivo della storia (non di rado sono divenuto il bersaglio di insulti, di provocazioni, di attacchi verbali...). Se un bambino è offeso dal pupazzo, gli altri subito lo difendono e così si viene a consolidare lo spirito amicale e sociale dei bambini.
Lo spettacolo dei burattini e le competenze d’animazione degli insegnanti. Credo che per fare i burattini occorra un apprendistato che dura negli anni. Il mio è stato un tirocinio quotidiano: tutti i giorni ho avuto un potenziale pubblico. Avere un pubblico di bambini è utilissimo. Ed anche se all’inizio ho realizzato spettacoli semplici, mi sono accorto che, per questa età, erano sempre ed egualmente interessanti. E soprattutto c’è stata, a mio parere, una crescita del rapporto dei bambini di Sorrivoli con le arti drammatiche. A partire dalla mia esperienza didattica con i burattini, nel 1988 è stato organizzato a Sorrivoli il “Festival dei Burattini”: una occasione per il mondo infantile locale di potersi incontrare con le arti drammatiche e in particolare con l’arte burattinesca. Il teatro dei burattini è risultato, quindi, una valida alternativa alla televisione. Il burattino è un elemento che richiama l’epoca in cui, mancando la televisione, tali spettacoli erano destinati anche all’infanzia. Durante il “Festival”, tanti bambini, oggi come allora, vengono a vedere gli spettacoli, vengono però accompagnati dai genitori con una sorta di aggregazione familiare che molto spesso non c’è nemmeno davanti alla televisione. Al “Festival dei Burattini” si va con il nonno, con i genitori, mai da soli. Praticamente il “Festival dei Burattini” è nato dall’incontro del mondo della scuola materna di Sorrivoli con i burattinai, ed in tale contesto è sorta la Università dei Burattini, centro per la ricerca e la didattica sul teatro d’animazione, momento di incontro e confronto fra burattinai e insegnanti che intendono utilizzare le tecniche dei burattini nell’ambito delle loro professioni.
Foto di burattini e burattinai
Festival dei burattini di Sorrivoli 
edizione 2000
edizione 2001
Siti sul teatro dei burattini




















































Compagnia teatrale Baracca & burattini

I burattinai romagnoli della nuova tradizione. Dal 1987
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 la compagnia teatrale Baracca & Burattini, di Flavio Tontini e Gianfranco Zavalloni, porta sulle piazze, nei teatri e nelle scuole i nuovi burattini della tradizione romagnola.Realmente esistiti nel cesenate, nella prima metà del '900, Pitin, Mangan (o Manacca) e Galina sono oggi conosciuti da bimbi, bimbe e adulti come personaggi del teatro dei burattini, portati in scena insieme alla prorompente Gapona, metafora della tipica "azdora" romagnola.Autoironia, filosofia popolare, gag comiche sono lo stile teatrale dei nuovi burattini della tradizione che vivono avventurose vicende umane nella tipica baracca della compagnia, autocostruita in legno. Ad introdurre gli spettacoli il presentatore Purè, un burattino nato dalla fantasia dei bambini della scuola d'infanzia e Tappo, comico aiutante di teatro, nato dalla esperienza del Festival dei Burattini di Sorrivoli. Gli spettacoli sono portati in scena con la tecnica teatrale del canovaccio. Gli attori seguono una traccia, un itinerario, con una sorta di appuntamenti fissi. E qui viene dato spazio all'incontro con lo spettatore, col quale nasce una relazione di battuta e risposta. L'indispensabile risata è così assicurata sia a piccoli che a grandi ed è elemento essenziale alla riuscita dello spettacolo.
Il repertorio. La compagnia Baracca&burattini ha realizzato diversi spettacoli di burattini tradizionali, rivolti ad un pubblico misto, di adulti e bambini. Il repertorio prevede, diversi spettacoli, fra cui:
- Fiabe della tradizione popolare
- Cappuccetto Rosso
- Zio Lupo
- Amici per la pelle
- La cantina dei miracoli
- Diavolerie in casa Manacca
- La cassapanca della Gapona

Repertorio Fotografio > http://www.flickr.com/photos/zavallonigianfranco/sets/72157612564619034
(qui si ritrovano foto della Compagnia Baracca & Burattini o collegate)

Le esigenze tecniche per gli spettacoli della Compagnia Baracca & Burattini 
Gli spettacoli possono essere realizzati all'aperto, in teatro o in un salone
* Attacco presa corrente 220 volt
* Altezza minima nella zona della baracca mt. 2,70
* Ingombro della baracca mt. 2,5 x 2,5
Per contattare la Compagnia Baracca & burattini: Flavio Tontini
oppure inviare una email: manaca@alice.it









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